Il trauma, un solco profondo dell’anima…

Un paziente legge (e recensisce) il libro “Traumi psicologici, ferite dell’anima”

Ognuno di noi nel corso della propria vita, può essere protagonista di accadimenti più o meno scioccanti; possono succedere in maniera diretta o indiretta, può capitare che l’esperienza stressante non venga adeguatamente elaborata dal cervello. E’ possibile quindi che l’avvenimento in questione resti “intrappolato” nella mente e continui a provocare disturbi e sofferenza psicologica nell’individuo. Spesso il trauma che ne deriva (anche a distanza di anni) rimane un solco profondo dell’anima, che dimora nella memoria. “”, di Isabel Fernandez, Giada Maslovaric, Miten Veniero Galvagni – Liguori Editore – è un importante pubblicazione riguardo la terapia EMDR (Eyes Movement Desensitization and Reprocessing), traducibile con “desensibilizzazione e ristrutturazione attraverso il movimento degli occhi”. E’ una tecnica psicoterapeutica che serve a far rielaborare eventi più o meno traumatici, ma anche altre dinamiche negative. Il libro descrive in maniera esaustiva attraverso un linguaggio chiaro e diretto, come alcuni eventi scioccanti della vita di una persona, possano aver contribuito a costruire i suoi atteggiamenti, reazioni ed emozioni nel corso del tempo. Molto curioso il capitolo finale, ove gli autori propongono il trauma nell’arte pittorica, analizzando la vita dei più importanti pittori del passato, i quali hanno trasmesso il loro disagio, in diversi modi, attraverso le loro straordinarie opere: da Frida Khalo a Pablo Picasso, a Vincent van Gogh a Edvard Munch. La tecnica EMDR è stata inventata e messa a punto dalla psicologa americana Francine Shapiro nel 1989, e che da allora è stata applicata ad un numero sempre crescente di disturbi, dimostrando la sua validità anche in molteplici studi clinici.  La seduta si svolge con questa modalità: la persona è invitata a ripensare l’evento traumatico, il fatto che l’angustia, e focalizzare l’attenzione su sensazioni fisiche, quale dolore allo stomaco, nodo in gola, tachicardia, dolore alle articolazioni…allo stesso tempo lo psicoterapeuta farà oscillare a destra e a sinistra due dita di una mano all’altezza degli occhi del paziente, chiedendo allo stesso di seguirle con lo sguardo. In questo modo vengono stimolati in contemporanea i due emisferi cerebrali, quello destro più emotivo, quello sinistro più cognitivo. L’Emdr solitamente si svolge con una seduta settimanale per circa tre mesi (ma ogni caso è a sé). Personalmente ho tratto beneficio da questa terapia (nel mio caso per elaborazione di lutti). I movimenti oculari aiutano la persona a rientrare nella situazione vissuta, si rivivono le emozioni insabbiate, si resettano le sensazioni corporee dolorose che ne derivano, si rielabora il ricordo (che non è più così scioccante), sino ad avere un livello di trauma pari a zero. Quel dolore che “non se ne voleva andare”, finalmente passa nella dimensione del ricordo, uscendo dal presente, per collocarsi nel passato.

R.D.                                                                                                                                                                     (giornalista)

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